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L'ICEBERG

Sono apparsi di soppiatto nel corso delle ultime elezioni Comunali, troppo occupati a tirarsi su le maniche per garantire al futuro Sindaco logistica e candidature, specialmente in Periferia, per lavorare efficacemente al successo della propria Lista.

Ho avuto modo di conoscerli personalmente e sono rimasto affascinato dal loro modo di affrontare i temi sociali e da una intrinseca generosità che nella Politica è certamente un difetto, ma nella vita di tutti i giorni può fare la differenza.

Si tratta degli amici di Demos, un nutrito gruppo di Persone eredi di un Cristianesimo pugnace, militante e manzoniano, in grado di tessere relazioni solide con la “Verona che non conta”, crogiuolo di storie personali nel quale confluiscono esperienze interessanti e innovative.

Qualcuno li ha definiti “insignificanti”, ma è un errore di valutazione da parte di chi difetta in visione prospettica.

Avete presente un Iceberg? La parte più rilevante è quella che non si vede, perché si nasconde sotto il livello dell’acqua. Demos a Verona è un sodalizio immerso in quel “terzo pensiero” Bergogliano e Azionista (nel senso storico del termine) assai poco rappresentato nella Politica veronese, quanto presente nella società reale.

Questo Iceberg si muove libero nel nostro mare interno, anche se preconcetti e pugnali volanti guizzano minacciosi tra le onde della politica politicante. Senza esagerare si può dire che in Demos si tenti, pur nelle differenze e in presenza di discussioni anche aspre, di avere un approccio inclusivo, prima di tutto tra chi frequenta l’ambiente. Guardando certi Partiti invece, l’impressione è che, parafrasando Manzoni: “Uno dei vantaggi di questo mondo sia quello di poter odiare ed essere odiati senza nemmeno conoscersi”.

Tra questi amici ho conosciuto ottimi urbanisti, esperti di immigrazione e di negoziazione aziendale, di economia digitale, di informatica e altro ancora. Detto questo, malgrado la presenza di diversi Consiglieri Circoscrizionali d’area, decine di commissari e un Consigliere Comunale in quota Demos, eletto nella lista Tommasi, questo Partito nuovo vicino alla Comunità di Sant’Egidio non ha una sola posizione di governo in questa città. Un vero Peccato.

Qualcuno è arrivato impunemente a dire che non hanno “sostenuto abbastanza” il Sindaco Tommasi durante le elezioni. Forse non hanno vinto la gara dei Selfie, ma certuni/e erano francamente inarrivabili, o sono allergici ad un approccio monarchico nel rapporto con il “capo”, se c’è da criticare criticano, ma l’idea che la dialettica rappresenti un problema per il nostro nuovo gruppo dominante si fa sempre più strada nel mio disturbato subconscio.

Sono lontani, quelli di Demos, dall’idea Calvinista del “merito” per nascita, se un cambio di direzione era desiderato da noi tutti da parte della nuova Amministrazione, quale occasione era più opportuna per sperimentare altro dal già visto o dal consueto per avventurarsi, anche nelle scelte personali, nel mare aperto dell’insolito?

Dunque, non temete l’isolamento, amici e amiche di Demos, né le traversate in solitaria, perché la città ha bisogno della vostra Alterità. Verona necessita del vostro spirito Comunitario, della spinta verso un concetto di pari opportunità non solo di genere e non solo di facciata, per storie realmente alternative, di un policentrismo culturale che superi il triste adagio Tatcheriano “There is no Alternative”, come se ci fosse un solo modo “giusto” di pensare. C’è qualcosa di inavvertitamente “provvidenziale” nel vostro attuale stato di bonaccia, è noiosa sì, ma consente di riconsiderare la rotta comune.

E con un preciso riferimento alla “Laudato sì” e alla “Fratelli tutti”, del caro Papa Francesco, non dimenticatevi delle Periferie, delle opportunità e dei drammi che contengono, della realistica possibilità, concedendosi un pieno di anticonformismo, di far rifiorire interi Quartieri.

Ne sentirete parlare ancora di Demos che si sta preparando al suo primo Congresso veronese e io li seguirò convinto, anzi mi imbarcherò con loro. Ho l'impressione di partecipare ad una bella avventura.

Se mai esistesse una orchestrina del Titanic, instancabile oltre ogni evidenza nelle marcette auto-elogiative, è l’unica che dovrebbe preoccuparsi.

Questo perché non rinunceremo mai a sostenere la Rete che abbiamo contribuito fattivamente a tessere e a ricacciare in gola le nostre delusioni, ma nel far questo, non dobbiamo rinunziare al nostro privilegio ed al nostro dovere di amare. Parafrasando Martin Luther King: Fateci quello che volete, ma noi continueremo ad amarvi.

E se mai riusciste a capirlo, amici della Coalizione, non si traccia di una minaccia, ma di una promessa.

lente

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