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“Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle”. Il Vangelo secondo Matteo (5,38-45) ci mette alla prova, con quel: “E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due”, sfidando le nostre abitudini fatte di transazioni “alla pari”, il “do ut des” che ha regolato la nostra vita fin dalla prima infanzia.

C’è voluto molto tempo per maturare nella nostra personale coscienza il senso di queste parole: “A chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello” come una chiamata estrema alla relazione, anche con il “nemico”, quale bene ineludibile, più di ogni “Cosa” di cui si possa disporre.

Il Dono, quale strumento e linguaggio, non inteso in una logica caritatevole, di superiorità “morale” del cedente sul ricevente, ma paradigma economico paritario senza essere vicendevole, finanche “politico”, riequilibra i rapporti tra persone divenendo un potente strumento costruttore di Comunità, a partire dal Territorio.

Per questo stiamo ragionando su un Progetto, come Associazione “Azione Comunitaria”, a partire dalle nostre Periferie, che richieda una presa di coscienza sul significato delle “Cose” che utilizziamo (o non utilizziamo) tutti i giorni.

In una casa del ceto medio americano si è calcolato che siano presenti circa 300.000 oggetti, dalle Graffette all’Asse da stiro, buona parte di essi mai impiegati nel corso dell’anno e diversi altri “dimenticati” nel volgere di un’intera Vita.

Di fronte ai nostri cassonetti strabordanti c’è da chiedersi se esista un’altra via verso la gratificazione, alternativa all’acquisto compulsivo, quella della condivisione, del prestito, del regalo…

Nella capacità di privarsi delle “proprie” cose, per rendere la vita più facile ad altre persone c’è l’impalcatura del Complesso Comunitario, nel creare una “tensione” di reciprocità e gratitudine senza bilancino vi è la promessa di una esistenza più “piena”.

Occorrerebbe perciò realizzare spazi di Vicinato dedicati al Dono, attenzione non al baratto o all’acquisto per quanto calmierato, ma al prestito, alla condivisione di Quartiere, al regalo senza contropartite.

Reperiti questi luoghi, vanno stabilite regole accettate da tutti e dare vita ad una organizzazione minima, che non disdegni l’uso di strumenti digitali al fine di facilitare le “operazioni”.

Se chiediamo gratuità, doniamo gratuità chiamando al proprio ruolo costituivo le Istituzioni decentrate, quali le Circoscrizioni. Si rendano esse stesse motori di un’Economia Circolare disinteressata a partire dagli stessi cittadini ed amministratori. Noi di “Azione Comunitaria” stiamo raccogliendo le nostre esperienze e cerchiamo di convogliare quelle che altri hanno già sperimentato, nel rispetto della specificità di ogni Quartiere.

Attenzione però, non stiamo ragionando sul consueto meccanismo dell’Associazione che mette a disposizione il proprio “Format” di "Community Building" in cambio di finanziamenti e visibilità. Ci teniamo infatti a ritenere le Circoscrizioni, in un’ottica di sussidiarietà, ben altro che distributori automatici di finanziamenti a pioggia, ma attrici protagoniste del cambiamento “dal basso”.

Coinvolgeremo perciò gli amici Presidenti, Consiglieri e Commissari Circoscrizionali per approfondire i passi di questo percorso, senza temere le difficoltà che appaiono evidenti, in una città dove l’accumulo della “roba”, di memoria Verghiana, è spesso al centro delle comuni aspettative.

lente

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